Ogni tanto dal Ministero della Giustizia mugugnano perché quei defibrillatori, mai utilizzati da quando sono entrati nel Palazzo 9 anni fa, richiedono una costosa manutenzione. Poi, arriva questa bella mattina di sole in cui un finanziere viene salvato dalla scatoletta che ridà il battito al cuore. Il maresciallo in servizio al Comando di Magenta si sente male nell’atrio del primo piano, poco prima di entrare nell’aula dove avrebbe dovuto testimoniare. Vengono chiamati i soccorsi ma bisogna intervenire subito col defibrillatore. C’è un problema: nessuno sa come fare. Allora una giovane penalista chiama il 118 e chi risponde le spiega passo passo come ridare energia a quel cuore tramortito. Dopo dieci minuti, arriva l’ambulanza che trasporta il paziente al San Raffaele da dove fanno sapere che è vivo, dovrà lottare, ma è rimasto di qua. E allora viene da ringraziare chi li ha voluti questi defibrillatori e se li cura, tutti i giorni, per un giorno come questa bella mattina di sole. “Noi dell’Ufficio Affari Generali – ci racconta Gianluca Villovich, dipendente del Tribunale ed ex volontario del 118 – abbiamo chiesto e ottenuto i primi due nel 2007. L’anno dopo alcuni lavoratori del Palazzo hanno anche seguito dei corsi per imparare a usarli”. Poi ne sono arrivati altri disseminati per il palazzo e presto ne arriveranno ancora due, che quest’estate erano a Expo, concessi in comodato da Areu, l’azienda regionale che si occupa di promuovere il sistedi emergenza sanitaria. (manuela d’alessandro)