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Il reato di traffico di influenze, altro autogol del Parlamento

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Non è la prima volta e non sembra nemmeno possa essere l’ultima. Parliamo delle capacità della politica di fare del male a se stessa e allo stato di diritto quando legifera, approvando provvedimenti che si rivelano inevitabilmente dei boomerang. Manlio Scopigno, il leggendario allenatore del Cagliari scudettato nel 1970, avrebbe parlato di “autogol alla Niccolai”.

E’ il caso del reato di traffico d’influenze illecite, accusa difficile da dimostrare ma nello stesso tempo non facile da affrontare per chi deve difendersi (contestato, tra gli altri, a Tiziano Renzi). Caso classico: non ci sono prove di responsabilità in tema di corruzione e allora si persegue chi per esempio ha messo in contatto tra loro gli attori principali del reato. In questo modo si abbassa la soglia della prova (e anche dell’indizio), aumentando a dismisura la discrezionalità di magistrati e giudici. Bene che vada all’indagato di traffico di influenze con l’assoluzione, nel frattempo è stato sputtanato.

Il reato, introdotto dal legislatore dietro pressioni delle procure che duravano da tempo, è una sorta di concorso esterno in corruzione. Il richiamo è al concorso esterno in associazione mafiosa che in verità non è neanche codificato, ma frutto della giuriprudenza creativa dei pm e sul quale la politica non ha mai trovato la forza di farsi sentire, nonostante ne abbia subito le conseguenze nei tribunali.

La politica troppo spesso ama farsi del male. Del resto nel 1993, il Parlamento impaurito dall’azione di quattro vincitori di concorso, abolì l’immunità sotto la forma dell’autorizzazione a procedere consegnandosi mani e piedi allo strapotere giudiziario.

Lo stesso discorso vale per la legge sui pentiti, pretesa e ottenuta ai tempi della sovversione interna dai magistrati. Quella norma sarà poi usata negli anni per “mascariare” decine di politici molti dei quali assolti dopo anni di gogne e di processi. Ma si continua a legiferare in questo maledetto paese sulla base della cronaca quotidiana, dell’emotività e sotto la dettatura dei magistrati inquirenti. Salvo poi lamentarsi  dell’eccessivo potere delle toghe. Ma si tratta di lacrime di coccodrillo. (frank cimini)


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